Qualche giorno prima Marina e Aurélien mi fanno scoprire un posto dove preparano pane e dolci simili a quelli occidentali. Aurélien entusiasta a raccontarmi di come gli mancavano quei profumi, mi accompagnava attraverso una calle in un posto sconosciuto al turismo, ritrovo – sembra abituale – di molti giovani provenienti da tutto il mondo.
Infatti lì per caso e semplicemente per la simpatica abitudine di condividere lo spazio, conosco anche Veronica, Bess e Carmen.
il 30 novembre – il giorno della mia partenza.. – ci si ritrova per un saluto e fare colazione assieme.
A few days before Marina and Aurélien make me discover a place to prepare bread and cakes similar to Western ones. Aurélien excited telling me how he lacked those perfumes, accompanied me through a “calle” in an unknown place for tourism, meeting point-usual-many seem to young people from around the world. In fact there by chance and simply for the Nice habit of sharing space, I know Veronica, Bess and Carmen. the 30 November-the day of my departure … -We find ourselves for a greeting and have breakfast together.
L’arte fotografica di Mirco Basso è stato e luogo dell’anima. Seguendo ispirazione e slancio emotivo, il suo obiettivo si fa medium affettivo dell’evento, cogliendo e fermando l’immagine immediata, quell’“attimo fuggente” che il suo occhio curioso e sensibile immortala grazie a macchine fotografiche che per lungo tempo sono state rigorosamente manuali e meccaniche. Da trent’anni, infatti, la fotocamera è sua “appendice naturale”, indispensabile strumento per cogliere l’irripetibile “momento epifanico” che il mondo circostante gli regala. Amando profondamente il jazz, l’artista definisce il suo stile “Visual Jazz” per l’equilibrato mix di tecnica ed improvvisazione che lo contraddistingue. Soffermandosi ad indagare le realtà a lui più intimamente e professionalmente vicine, Mirco Basso si fa apprezzare per la passione, la schiettezza e la sincerità che infonde nei suoi scatti, siano essi attinenti a lavori su commissione o germinati da una personale esigenza di espressione artistica. Determinato a non lasciarsi travolgere dall’ammiccante facilità del digitale, fino a tempi recenti, ha ostinatamente prediletto la seducente tattilità della pellicola e il fascino trepidante dell’attesa che la contraddistingueva. Egli semplicemente vede con la sua macchina fotografica, memore e forte dell’esperienza del metodo tradizionale che non ammetteva errori e che esigeva chiarezza di idee quanto all’ottica e al taglio da impostare, velocità nella messa a fuoco e nella regolarizzazione di diaframma e tempi di esposizione. Rivoluzionario nei controluce. Le sue foto, dal “timbro evanescente e musicale”, si oppongono alla miope fugacità dell’osservazione contemporanea ed ammaliano per il forte potere evocativo e per la sapienza compositiva che, offrendo una mappatura emozionale del reale, risultano capaci di addentrarsi nel variegato e complesso linguaggio dell’Arte Contemporanea. (Testo critico di Simona Clementoni)
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