Sembra che alcune pubblicazioni fotografiche sappiano dare una precisa spiegazione dei termini risoluzione e nitidezza. Le impressioni visive sono difficili da stimare in forma verbale, e spesso brancoliamo tra parole che circondano le qualità del mezzo. Un simile concetto elusivo è quello di “nitidezza”. In questo volume vale la pena considerare la nitidezza e i concetti a lei correlati in termini fisici, ma nel trattare i problemi meccanici e ottici non dobbiamo perdere di vista quello che è di maggiore importanza nell’immagine e cioè il contenuto: emotivo, estetico e letterale. Ritengo che non ci sia nulla di più fastidioso di un’immagine nitida di un concetto sfuocato.
Estratto dal capitolo 5 – gli obiettivi – del libro “LA FOTOCAMERA” di Ansel Adams.
Resolution and “Sharpness”
Seems that some photographic publications are able to give a precise explanation of the resolution and sharpness. Visual impressions are difficult to estimate in verbal form, and often brancoliamo between words that surround the qualities of the medium. Such an elusive concept is “sharpness”. In this volume worth considering the sharpness and the concepts related to her in physical terms, but in dealing with mechanical and optical problems we must not lose sight of what is important in the image and the content: emotional, aesthetic and literal. I believe that there is nothing more annoying than a sharp image of a blurry concept.
Ansel Adams
excerpt from Chapter 5 – objectives – of the book “the CAMERA” by Ansel Adams.
L’arte fotografica di Mirco Basso è stato e luogo dell’anima. Seguendo ispirazione e slancio emotivo, il suo obiettivo si fa medium affettivo dell’evento, cogliendo e fermando l’immagine immediata, quell’“attimo fuggente” che il suo occhio curioso e sensibile immortala grazie a macchine fotografiche che per lungo tempo sono state rigorosamente manuali e meccaniche. Da trent’anni, infatti, la fotocamera è sua “appendice naturale”, indispensabile strumento per cogliere l’irripetibile “momento epifanico” che il mondo circostante gli regala. Amando profondamente il jazz, l’artista definisce il suo stile “Visual Jazz” per l’equilibrato mix di tecnica ed improvvisazione che lo contraddistingue. Soffermandosi ad indagare le realtà a lui più intimamente e professionalmente vicine, Mirco Basso si fa apprezzare per la passione, la schiettezza e la sincerità che infonde nei suoi scatti, siano essi attinenti a lavori su commissione o germinati da una personale esigenza di espressione artistica. Determinato a non lasciarsi travolgere dall’ammiccante facilità del digitale, fino a tempi recenti, ha ostinatamente prediletto la seducente tattilità della pellicola e il fascino trepidante dell’attesa che la contraddistingueva. Egli semplicemente vede con la sua macchina fotografica, memore e forte dell’esperienza del metodo tradizionale che non ammetteva errori e che esigeva chiarezza di idee quanto all’ottica e al taglio da impostare, velocità nella messa a fuoco e nella regolarizzazione di diaframma e tempi di esposizione. Rivoluzionario nei controluce. Le sue foto, dal “timbro evanescente e musicale”, si oppongono alla miope fugacità dell’osservazione contemporanea ed ammaliano per il forte potere evocativo e per la sapienza compositiva che, offrendo una mappatura emozionale del reale, risultano capaci di addentrarsi nel variegato e complesso linguaggio dell’Arte Contemporanea. (Testo critico di Simona Clementoni)
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1 Comment
Ciao bel, come butta? Mi e tornato finalmente l architetto ed ora stiamo procedendo con i progetti ! Spero presto di sentirti per uno scambio di news! Buonanotte
Ciao bel, come butta? Mi e tornato finalmente l architetto ed ora stiamo procedendo con i progetti ! Spero presto di sentirti per uno scambio di news! Buonanotte
Maurizio
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