Mi ritrovo alle 23 a guardare su DEEJAY television, emozionato a incontrare (come dice bene Rocco Tanica) un Personaggio che nella mia esistenza effettivamente è una colonna portante. Uuuhh quanta EMOZIONE. …”Sweet Baby James” ..”On Broadway” e “Carolina On My Mind”.. Caro James ho imparato a suonare la chitarra seguendo il Tuo inconfondibile suono. Mi ricordo che la prima volta che lo vidi dal vivo era nel 1985 a Verona all’Anfiteatro Romano. Poi a Vicenza e Milano. Ciò che trovo sensazionale è che lui esprime sempre (malgrado gli anni..) simpatia e buona dose di umiltà mantenendo constante una notevole perfezione e qualità musicale.
Grazie Linus
Grazie Nicola
per questo lavoro.
E un grazie speciale a James Taylor per la sua MUSICA.
L’arte fotografica di Mirco Basso è stato e luogo dell’anima. Seguendo ispirazione e slancio emotivo, il suo obiettivo si fa medium affettivo dell’evento, cogliendo e fermando l’immagine immediata, quell’“attimo fuggente” che il suo occhio curioso e sensibile immortala grazie a macchine fotografiche che per lungo tempo sono state rigorosamente manuali e meccaniche. Da trent’anni, infatti, la fotocamera è sua “appendice naturale”, indispensabile strumento per cogliere l’irripetibile “momento epifanico” che il mondo circostante gli regala. Amando profondamente il jazz, l’artista definisce il suo stile “Visual Jazz” per l’equilibrato mix di tecnica ed improvvisazione che lo contraddistingue. Soffermandosi ad indagare le realtà a lui più intimamente e professionalmente vicine, Mirco Basso si fa apprezzare per la passione, la schiettezza e la sincerità che infonde nei suoi scatti, siano essi attinenti a lavori su commissione o germinati da una personale esigenza di espressione artistica. Determinato a non lasciarsi travolgere dall’ammiccante facilità del digitale, fino a tempi recenti, ha ostinatamente prediletto la seducente tattilità della pellicola e il fascino trepidante dell’attesa che la contraddistingueva. Egli semplicemente vede con la sua macchina fotografica, memore e forte dell’esperienza del metodo tradizionale che non ammetteva errori e che esigeva chiarezza di idee quanto all’ottica e al taglio da impostare, velocità nella messa a fuoco e nella regolarizzazione di diaframma e tempi di esposizione. Rivoluzionario nei controluce. Le sue foto, dal “timbro evanescente e musicale”, si oppongono alla miope fugacità dell’osservazione contemporanea ed ammaliano per il forte potere evocativo e per la sapienza compositiva che, offrendo una mappatura emozionale del reale, risultano capaci di addentrarsi nel variegato e complesso linguaggio dell’Arte Contemporanea. (Testo critico di Simona Clementoni)
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